NOTE SENZA TESTO | Hal Foster | ||||
38. Metto in pratica la continuazione del soggetto in modi diversi nel capitolo 7; sia qui che dopo è inteso solo come modello. In parte questa svolta è guidata dalla necessità di pensare agli aspetti atavici dei nazionalismi e neo-fascismi contemporanei in un quadro psicoanalitico (importante a questo proposito è il lavoro di Mikkel Borch-Jacobsen sull'identificazione e quello di Slavoj Zizek sulla fantasia). E’ anche guidato dal senso di un nucleo traumatico nell'esperienza storica. E’ un'applicazione che pone dei rischi, come l'invito all'identificazione immediata con la vittima traumatizzata, un punto verso cui la cultura popolare e l'avanguardia accademica convergono (a volte il modello di entrambi sembra essere Oprah Winfrey e il suo motto "Enjoy your simptom!" ["Godetevi il sintomo!"]). Oggi lavori innovativi in campo umanistico appaiono riconfigurati non tanto come studi culturali quanto come studi di traumi. Represso da vari poststrutturalismi, il reale è ritornato, ma come reale traumatico, un problema affrontato nel capitolo 5. 39. Jean Laplanche, New Foundations of Psychanalysis, trad. David Macey, Basil Blackwell, London 1989; [trad. it.: Nuovi fondamenti della psicoanalisi, Borla, Roma 1989, p. 87]. Vedi anche il suo Seduction, Translation, the Drives, a cura di John Fletcher e Martin Stanton, Institute for Contemporary Art, London 1992. 40. La classica discussione dell'azione differita avviene nella storia del caso dell'uomo dei lupi, "Dalla storia di una nevrosi infantile" (1914/1918). Sopra ho detto "compresa" piuttosto che "costituita", ma i due processi sono sovrapposti, specialmente nella mia analogia dell'artista-critico dell'avanguardia che assume la posizione di analista e paziente insieme. Lo scivolamento tra compreso e costituito non è solo un mio vacillare; opera nel concetto dell'azione differita, dove la scena traumatica è ambigua: è attuale, fantasmatica e/o costruita analiticamente? Ci sono altri problemi rispetto al mio modello (oltre al problema dell'analogia). II differimento potrebbe non comprendere altri ritardi e differenze attraverso altri spazi-tempi culturali. Così come complica l’avanguardia canonica, potrebbe oscurare altre pratiche innovative. Potrebbe anche conservare una logica normativa per cui la buona neoavanguardia, come il soggetto buono, e un'avanguardia consapevole che riconosce la repressione e lavora attraverso il trauma. 41. T.J. Clark metteva a fuoco questo bisogno oltre vent'annifa in Image of the People, Thames & Hudson, London 1973, [trad. it.: Immagine del popolo, Gustave Courbet e la rivoluzione del '48, Einaudi, Torino 1978]. "Quanto al pubblico, potremmo stabilire un'analogia con la teoria freudiana [...]. II pubblico, come l'inconscio, è presente solo dove cessa; tuttavia esso determina la struttura del discorso privato; è la chiave di ciò che non può essere detto, e nessun argomento è più importante", (Immagine del popolo, p. 7). 42. “Il punto cruciale qui", scrive Zizek nel suo commento di Lacan,"è lo statuto cambiato di un evento: quando erompe per la prima volta è sperimentato come trauma contingente, come l'intrusione di un certo non-simbolizzato Reale; solo attraverso la ripetizione quest'evento viene riconosciuto nella sua necessità simbolica, trova il suo posto nella rete dei simboli; si realizza nell'ordine simbolico" (The Sublime Object of Ideology, Verso, London 1989, p. 61). In questa formulazione la ripetizione appare redentiva, addirittura in grado di redimere, cosa inusuale per Zizek, che privilegia l'intransigenza del reale traumatico. Perciò, formulate in relazione all'avanguardia, il discorso del trauma non è un grande progresso rispetto al vecchio discorso sullo shock, dove la ripetizione è poco più che assorbimento, come in questo passo di Burger: "Nel ripetersi esso cambia radicalmente. Si genera qualcosa come un'aspettativa di shock [...] l'effetto si è 'consumato'" (p. 91). E’ importante cogliere la differenza tra shock e trauma; essa segna una distinzione cruciale tra le istanze moderniste e postmoderne. 43. Vedi Zizek, The Sublime Object of Ideology, p. 55. Difficilmente abbiamo bisogno di un'altra chiave magica per Duchamp, ma è straordinario come egli abbia costruito ricorsività e retroattività nella sua arte, come se non solo tenesse conto dell'azione differita, ma la assumesse come soggetto. Il linguaggio di ritardi sospesi, incontri mancati, piccole causalità, ripetizione,resistenza e ricezione è ovunque nel suo lavoro, che è come il trauma, come l'avanguardia, non finito in modo preciso ma sempre inscritto. Consideriamo le specificazioni per i readymade in "The Green Box": "Pianificando per un momento a venire (in questo giorno, questa data, questo minuto) 'di inscrivere un readymade' – il readymade lo si può cercare dopo - (con ogni tipo di ritardo). La cosa importante quindi è solo questo fattore di calcolo di tempo, l'effetto di istantanea, come un discorso pronunciato in non importa quale occasione, ma a questa e proprio questa ora. E’ una sorta di rendez-vous" (Essential Writings, p. 32). 44. In un certo senso la vera scoperta della Nachträglichkeit è postuma. Tuttavia, operativa in testi come la storia del caso dell'Uomo dei lupi, fu lasciato a lettori come Lacan e Laplanche il compito di svilupparne le implicazioni teoretiche. D'altronde, Freud non era consapevole che il suo pensiero si potesse sviluppare in modo nachträglich: per esempio non solo il ritorno del trauma nel suo lavoro, ma anche la doppia temporalità attraverso cui il trauma vi è concepito: l'inizio bifasico della sessualita, la paura della castrazione (che richiede sia una vista traumatica sia un ordine paterno), e così via. 45. Nel saggio dedicato a questo concetto, forse quello cruciale nel passaggio da una problematica strutturalista ad una poststrutturalista, Derrida scrive: "Differance non è né una parola né un concetto. In esso, tuttavia, possiamo vedere il punto di congiunzione (piuttosto che la sommatoria) di ciò che è stato iscritto nella maniera più decisiva nel pensiero di ciò che viene convenzionalmente chiamato la nostra 'epoca': la differenza di forze in Nietzsche, il principio di differenza semiologica di Saussure..." (Speech and Phenomena, trad. David B. Allison, Northwestern University Press, Evanston 1973, p. 130; [trad. t.: La voce e il fenomeno, Jaka Book, Milano 1984]. 46. Derrida, Writing and Difference, trad. Allan Bass, University of Chicago Press, Chicago 1978 [trad. it.: La scrittura e la differenza, Einaudi, Torino 1971, p. 263]. |
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Note al capitolo 1 di "Il ritorno del reale. L'avanguardia alla fine del Novecento", di Hal Foster (Massachusetts Institute of Technoligy, 1996), trad. dall'inglese di Barbara Carneglia per Postmedia, Milano 2006; pag. 48-50. | |||